“Poco ma buono”: Giovanni Basso svela i segreti del “Maceratino”
Civitanova – Nata quasi quarant’anni fa, Colli Maceratesi è una delle D.o.c. più giovani delle Marche, ma non per questo meno importanti vista la singolarità del suo vitigno, il Maceratino. Sarà l’enologo Giovanni Basso a svelare tutti i segreti della D.o.c. Colli Maceratesi al Civitanova Wine Festival, primo festival del vino marchigiano in programma il 14 e 15 aprile all’ente fiera di Civitanova Marche. Lo farà in una rubrica dal titolo “La D.o.c Colli Maceratesi un vino da scoprire” in programma domenica 15 aprile alle ore 18, nell’arena Wine, modera il giornalista enogastronomico Carlo Cambi.
Macerata, una provincia ricca di vitigni. Quali sono le tipologie di bianchi e di rossi?
La D.o.c Colli Maceratesi è nata nel 1975, negli anni ha avuto delle revisioni, la prima nel 2000 e l’ultima nello scorso mese di giugno con tutte le tipologie del vino bianco e rosso. Per quanto riguarda il bianco ci sono il Bianco Colli Maceratesi e il Ribona, inoltre una versione spumante che si chiama Ribona spumante. Il Bianco prevede l’utilizzo del Maceratino che è il vitigno più importante di questa D.o.c., è un vitigno autoctono della provincia di Macerata presente per il 70% nel Bianco Colli Maceratesi e per almeno l’80% nel Colli Maceratesi Ribona.
Per quanto riguarda le tipologie dei rossi c’è il Rosso Colli Maceratesi con un 70% di sangiovese e il resto può essere sangiovese o altri vitigni autorizzati, il Rosso è una doc che permette assemblaggi di vitigni diversi. Con il Rosso è prevista la riserva quando si fa un affinamento nell’anno dopo, c’è anche una versione di novello che però non ha preso molto piede nel territorio. Infine, il passito, Colli Maceratesi Ribona passito ottenuto dall’appassimento appunto del maceratino.
Parlando di “Maceratino”, ci spiega le sue peculiarità?
Il Maceratino è un’eccellenza del nostro territorio, è un vitigno difficile ma se è lavorato bene può dare grandi soddisfazioni. La difficoltà sta nella sua riduzione, ossia è un vino che può andare facilmente a prendere un difetto di odore e un sapore sulfureo, ma se siamo attenti con la lavorazione riusciamo a tirar fuori la sua personalità perché è un vitigno che ha un’importante mineralità. Apparentemente è un vino scontroso ma dobbiamo dargli la possibilità e il tempo di maturare come un rosso, è un bianco che dopo tre o quattro anni ha un’evoluzione positiva. Le peculiarità del maceratino sono essenzialmente due: la prima è che non è mai pronto subito, e va nel sulfureo con molta facilità; la seconda è che nel mondo il maceratino è presente solo su 100 ettari di terreno, che si trovano solo nella provincia di Macerata, contro milioni di ettari invece di sangiovese.
Ma è un vitigno ancora sconosciuto. Come mai?
E’ vero, purtroppo è un vitigno sconosciuto. Innanzitutto perché gli altri cercano la facilità, e invece il maceratino è un vino difficile perché deve maturare. Le aziende che producono questo vino dovrebbero trovare il modo di valorizzarlo e farlo diventare un prodotto tipico, perché lo è, si trova solo su 100 ettari sparsi nella provincia di Macerata. Purtroppo le Marche sono l’unica regione dove nei ristoranti il vino locale è meno presente. Se andiamo nel resto d’Italia l’80% della carta dei vini è locale e il restante nazionale, succede in Piemonte, in Toscana, in Calabria. Commercializzare un prodotto così come la comunicazione oggi è molto importante e le Marche devono investirci perché è una regione di eccellenze.
Uff. Stampa Enogastronomia.it
Giorgia Giannetti