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Angolo dell'esperto

Ribelle, vino Falerio Pecorino della cantina Bastianelli

Ribelle, vino Pecorino Bastianelli

Il Ribelle è il vino Falerio Pecorino da far conoscere perché rappresenta più di tutti Francesco Bastianelli e la sua cantina” mi dice Sergio Cintioli, presidente di Enogastronomia.it, al momento di scegliere i temi dei nuovi articoli in calendario.Ribelle pecorino
“Perché il Ribelle e non il Posato?” chiedo io.
Mi risponde Francesco durante l’intervista in cantina, con in sottofondo rumori di mietitrebbia e vociare proveniente dalla sala degustazioni, dove il personale sta intrattenendo degli ospiti stranieri. Mentre parliamo, siamo seduti sulla terrazza dove tanti eventi si sono consumati in questa lunga estate 2022.
“Perché il Posato ogni anno ha quella lavorazione classica che gli è propria, quella calma necessaria per maturare, è coccolato con tutto l’amore del mondo, tutti elementi che lo portano a essere un Falerio Pecorino diverso, molto elegante. Il Ribelle lo sceglierò per tutta la vita, per i tanti contrasti che trovi nel bicchiere, ma soprattutto lo amo perché è bello ogni anno vedere la sua lavorazione diversa, che dipende da quello che restituisce la terra, il risultato della vendemmia.”
Enogastronomia.it: “Il Pecorino è diverso da un’altra uva da bianco, come la Passerina?”
Francesco Bastianelli: “Logico che è così e gli serve un’attenzione diversa: l’attenzione massima va data al Pecorino rispetto agli altri vitigni che lavoriamo.”

E.: “Il Pecorino può essere definito il Verdicchio del Piceno?”
F. B.: “Sì, certo. Poi, sai cosa c’è? Per il Pecorino, oltre alla difficoltà nel produrlo – maggiore di quando produci la Passerina, ad esempio – sia in vigneto sia in cantina, incide la difficoltà a gestire l’insieme di Pecorino diversi, cioè uve di appezzamenti diversi con diversi gradi di maturazione, che comporta una complessità di lavorazione per cui ogni anno non hai uno standard produttivo, ma devi comunque ottenere uno standard qualitativo alto e così nasce la sfida. Il vitigno Pecorino non ti permette di seguire una linea sempre uguale nel farlo: facendo un esempio, anche pensando al Sangiovese, i metodi di lavorazione sono sempre quelli noti. Con il Pecorino ti devi inventare soluzioni in base a quello che porti a casa dalla vigna e quindi è molto più complicato ma ti dà il doppio di soddisfazioni.”
E.: “Perché l’hai chiamato Ribelle?”
F. B.: “Perché è il classico uvaggio che è ribelle in vigna, prima di tutto: è più sensibile alle malattie e deve avere un’attenzione particolare. Arrivando alla lavorazione vera e propria, puoi trovarti Pecorino con gradazioni basse e Pecorino con gradazioni alte nel giro di tre giorni, anche questo incide molto. Le giornate di raccolta sono importanti: da queste parti, nel fermano, il Pecorino si comincia a raccogliere subito dopo Ferragosto, non posso permettermi di dire ‘Sono le undici del mattino, andiamo a raccogliere!’ perché l’uva o la raccolgo alle sei del mattino o non la raccolgo più. Se oggi ho un matrimonio, non ci vado altrimenti per domani i dati di zuccheri, acidità e quant’altro escono dai limiti.
Sugli altri vini possiamo decidere noi, con il Pecorino smetti di comandare, ecco perché lei è Ribelle: è ribelle nei miei confronti e io mi devo adattare.”

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Pecorino e Verdicchio a confronto

E.: “Mi piace questa cosa: l’hai chiamato Ribelle, maschile, ma quando ne parli dice ‘lei’, l’uva.”
F. B.: “Lei, certo, è l’Uva, femminile. Inoltre, a livello gustativo e olfattivo, tra Verdicchio e Falerio Pecorino c’è stata sempre questa distinzione, per cui il primo è considerato più maschile e il secondo femminile. Questo perché l’acidità del Verdicchio è importante e gli dona maggiore longevità e, quindi, è più maschile; nella donna bellezza è sinonimo di giovinezza, è fresca e questo aspetto è rispecchiato dal Pecorino. Stiamo parlando di due vini bianchi importanti, allo stesso livello, e la differenza che si può riscontrare è fondamentalmente questa.”
“Se andiamo a vedere i massimi premi internazionali per i vini bianchi, il Verdicchio sta sempre tra i primi o primissimi posti, quindi se non è primo, è secondo classificato. Il Pecorino lo troviamo tra i primi cinque. Avere come regione, le Marche, due vini bianchi tra i primi cinque a livello mondiale è un risultato enorme: se ci pensate, nelle Marche, sopra i tetti delle fabbriche non ci dovrebbero stare i pannelli fotovoltaici, ma le vigne. Se nella zona del Prosecco o in quella del Franciacorta vedi le vigne piantate sulle rotonde spartitraffico, qui, nelle Marche, per questi due vini bianchi e l’importanza che hanno, i riconoscimenti raggiunti, avremmo dovuto riempire i campi di vigneti, dando la priorità a questa produzione, invece di continuare a puntare per la maggior parte del territorio sulle classiche colture di girasole e grano.”
La nostra chiacchierata va avanti con considerazioni più generali, ma ne riparleremo al prossimo articolo de L’angolo dell’esperto di Enogastronomia.it. Per adesso lasciamo Francesco Bastianelli a lavorare in pace, visto che è tempo di raccolta, e chiudiamo con le sue considerazioni questa lunga e calda estate.
Ribelle il vino, ribelle il vignaiolo, questo abbiamo capito del Falerio Pecorino di casa Bastianelli, ora sta a voi assaggiarlo e dire la vostra.

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