Prospettive per il turismo enogastronomico Italiano
Il Italia in effetti il turismo enogastronomico ha non una ma molte anime diverse e si punta proprio su questa multi anima per tornare ad avere una forte spinta sul turismo enogastronomico che prima dell’arrivo dell’epidemia aveva numeri in forte crescita negli ultimi anni. Si viaggia per trovare la trattoria storica, che custodisce gelosamente le ricette della nonna, ma anche per recarsi presso il ristorante dello chef con tre o quattro stelle. Si visitano sia i vigneti sempre più belli ed interessanti che si disegnano i paesaggi di tutte le regioni italiane, ma anche il casaro che oltre a fornire un prodotto d’eccellenza svela anche i segreti di quest’arte antica come l’uomo. Si effettuano degustazioni di grido presso degli eventi food oppure si
riscoprono i sapori nelle sagre di paese. Ora che è passato lo tsunami forse qualcuna di queste anime dovrà effettuare delle riconversioni ad hoc, ma questo potrebbe essere proprio il segnale di una veloce uscita dallo stato di crisi.
Roberta Garibaldi, che presso l’Università degli Studi di Bergamo, proprio una delle zone maggiormente colpite dall’epidemia, è docente di Tourism Management ha cercato di chiarire quale sarà nel nostro Paese il futuro del turismo enogastronomico. Negli ultimi tre anni prima dell’epidemia, come la dottoressa Garibaldi ha spiegato nel rapporto intitolato “Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2020”, il 48% dei nostri connazionali ha fatto un viaggio con la motivazione di turismo enogastronomico e questo fa capire quale sia l’interesse che ricopre questo settore del turismo. Inoltre un’ampia maggioranza degli italiani, il 75%, ha scelto come propria meta l’Italia ed un’altra piccola percentuale sia stati esteri che l’Italia. Proprio nel periodo del “lockdown” Roberta Garibaldi ha organizzato un ciclo di webinar intitolato “Dialoghi sul turismo enogastronomico” che ha coinvolto non soltanto le aziende che fanno parte del settore food & wine ma anche gli operatori turistici che si sono scambiati dati utili, informazioni e strategie per una efficace ripartenza dopo l’epidemia.
Certamente il segmento di questa attività più colpito è quello degli eventi enogastronomici, con grandi difficoltà sia per le aziende che si occupano dell’organizzazione che per tutte quelle che fanno parte dell’indotto di questi eventi, specialmente sui territori che li ospitano. I dati relativi allo scorso anno che sono stati resi noti dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi parlano di un totale di circa 42mila tra eventi e sagre organizzati sul territorio nazionale, che comportano un totale di oltre 300mila giornate di attività. Un movimento che concorre a creare un fatturato diretto di circa 900 milioni di euro. Di questi eventi e sagre, circa l’80% vede il suo svolgimento durante la stagione estiva, da giugno a settembre, per cui si rischia di avere una diminuzione notevole di tutte queste voci.
Pesanti incognite per il futuro si possono prevedere anche per la ristorazione, con i ristoranti di gamma alta che potranno assorbire meglio il contraccolpo rispetto a quelli della fascia più bassa, dato che i loro spazi erano già più ampi prima della pandemia e naturalmente si rivolgono ad una clientela che dovrebbe avere meno problemi in termini di disponibilità di denaro. L’unico problema dovrebbe essere legato ad un minore arrivo in Italia di turisti provenienti dall’estero. Anche le degustazioni enogastronomiche che hanno una grandissima fetta dei loro partecipanti provenienti dall’estero, come quelle del Friuli, delle Langhe e dei grandi laghi come soprattutto il Garda, potranno avere dei problemi e si spera che vengano stabiliti degli accordi con gli stati che confinano con l’Italia.
Il settore degli agriturismi conta un totale di circa 24mila aziende ed ha quindi una grande potenzialità, anche collegata al fatto che gli spazi a disposizione in queste strutture sono già in partenza ampi e quindi dovrebbero risentire in maniera minore delle norme sul distanziamento sociale. Oltre a questo un altro vantaggio importante è quello di poter offrire ai loro ospiti delle zone “open air”, per cui Coldiretti ha richiesto la loro immediata riapertura stimando nel contempo una perdita complessiva importante, circa il 65% del fatturato totale. Nello stesso tempo il “turismo green” in Italia ha delle buone potenzialità, perché può offrire grandi attrattive anche in prossimità delle grandi città e questo potrebbe favorire il movimento dei cittadini verso mete vicine e con un patrimonio non solo enogastronomico ma anche culturale a disposizione, che magari in precedenza erano tralasciate per altre più lontane. In questo momento si deve comunque puntare su alcune innovazioni, proponendo altre attività oltre a quelle consuete, come escursioni in mountain bike, nordic walking, trekking, attività artistiche e persino yoga. Secondo Roberta Garibaldi si deve pensare con uno spirito innovativo e creativo con le varie attività che non si limitino solo al periodo della ripartenza ma che siano poi prolungate nel tempo. Un altro investimento da fare è quello della “sostenibilità” in quanto sono sempre di più le persone che effettuano le loro scelte in base a questo elemento, e la percentuale è destinata ad aumentare dopo l’epidemia che ha colpito il nostro Paese.
Dal rapporto già citato emerge anche un’altra necessità, quella di una maggiore digitalizzazione, con investimenti mirati per far sì che questo strumento divenga sempre più efficace per la conoscenza del cliente da parte di chi si occupa del marketing. Un esempio è quello delle cantine che dovranno fare i conti con la necessità di organizzare le visite secondo turni prestabiliti in anticipo, limitando nello stesso tempo il numero dei componenti di ciascun gruppo.