Le Selvagge: dal bosco alla tavola, un modello di allevamento fuori dal comune.
Lockdown. Attività chiuse. Circa 20.000 uova donate all’ospedale da campo, caritas e attività del posto. Partenza difficile, per arrivare in ristoranti stellati e nella vita di eroine dello sport. Questa la storia di Le Selvagge, ma facciamo un passo indietro e scopriamo di più.
Nel marzo del 2020, in piena emergenza Covid, nasceva Le Selvagge, un’azienda agricola nella bergamasca Val Seriana, focalizzata sulla produzione di uova in un contesto di allevamento innovativo e sostenibile. Questo progetto unico, ideato da Marco Rossi e ora portato avanti da Cesare e un gruppo di giovani appassionati, si è distinto per il suo approccio eccentrico.
Le Selvagge si differenziano dagli altri allevamenti di galline in Italia per il numero di animali e la vastità del territorio a loro disposizione, ben superiore ai 6 metri quadrati che qualificano le uova come “biologiche” (link all’articolo sulle uova). L’azienda non è sfuggita all’occhio – e al palato – attento di cuochi e chef di altissimo livello: dal vicino Chicco Cerea del ristorante stellato “Da Vittorio” a Carlo Cracco, passando per le mani sapienti di Philippe Leveillé, al “Miramonti l’Altro” e non solo.
Il processo di produzione inizia con l’alimentazione naturale delle galline, che si nutrono di cereali biologici coltivati direttamente sul territorio. Un mangime personalizzato, concepito per soddisfare le esigenze di queste galline, grandi camminatrici immerse nella bellezza naturale dei boschi alpini. Le galline di “Le Selvagge” infatti non sono animali da allevamento; sono selvagge come la terra che calpestano.
Libere di vagare nei boschi, respirano l’aria fresca delle Alpi Orobiche e si godono le quattro stagioni nel sottobosco tra aceri, faggi e frassini. Confortevolmente appollaiate sui rami, quando non si rifugiano al chiuso per deporre, vivono una vita in armonia con la natura: musica classica in filodiffusione e alimentazione biologica sono il loro unico nutrimento.
Il circolo virtuoso
Il packaging, parte integrante dell’esperienza, porta a casa un pezzo dell’ambiente naturale delle galline. Un sacchetto del pane contiene bianchissimi gusci nascosti tra fieno di montagna, offrendo ai consumatori una connessione tangibile con la provenienza delle uova. Una volta nelle case dei consumatori, le uova possono essere conservate in frigorifero per 28 giorni.
La sostenibilità si estende anche alla logistica, con consegne effettuate tramite mezzi elettrici, chiudendo così il cerchio di un’impronta ecologica minima. L’intento di essere fortemente local fa sì che oggi le Selvagge non siano disponibili in tutta Italia, ma il futuro di questa azienda è rivolto ad una crescita scalabile, che permetta di soddisfare tutte le richieste. Nonostante il successo nel settore stellato, infatti, Le Selvagge ha mantenuto la sua dimensione piccola, con due gruppi di galline da circa 1300 esemplari ciascuno. In un panorama di allevamenti che raggiungono mediamente le 100,000 galline, Le Selvagge si distinguono per la loro filosofia “poche ma buone”.
E con loro, a supportare il progetto, una bergamasca di eccezione: il grande orgoglio nazionale dello sci, Sofia Goggia, che se non sta sfrecciando sulla neve si concede una gita nella natura, dalle galline che ha scelto di sostenere in prima persona.
Le Selvagge emergono come un progetto che coniuga sana ostinazione, passione per il territorio e amore per la natura.