Malvasie: vini di mare, per mare, d’amare!
In passato abbiamo dedicato un articolo al Greco di Bianco DOC, passito molto ricercato dagli appassionati
del genere, una vera e propria chicca calabrese.
Oggi vi parliamo della variegata famiglia a cui appartiene il vitigno da cui si produce questo vino dolce:
le Malvasie.
Da recenti studi basati sull’analisi del DNA è emerso che il Greco di Bianco, allevato nel piccolo paese
di Bianco e in parte in quello di Casignana (RC) da cui si ottiene il Greco di Bianco DOC, presenta lo
stesso patrimonio genetico della Malvasia delle Lipari e della Malvasia di Sardegna in Italia. Al di
fuori dei confini italiani questa cultivar la troviamo in Spagna, in Croazia e alle isole Canarie e a
Madera.
Perché il passito calabrese ha un nome differente? La risposta è da ricercare nel lontano passato quando diversi vitigni, ormai considerati autoctoni e diffusi nel Meridione d’Italia, vennero importati dai primi coloni greci che approdavano sulle coste della Magna Grecia. Le loro uve, sia a bacca nera che a bacca bianca e geneticamente diverse fra loro, ottennero l’appellativo di Greco.
Ed è sul mare che si snoda la lunga storia delle Malvasie, grazie al grande ruolo che ebbe nel loro commercio Venezia.
L’origine del nome Malvasia
Per scoprire da dove derivi il nome Malvasia dobbiamo fare nuovamente cenno alla Grecia. Infatti è
un angolo di paradiso del Peloponneso ad avere la paternità dell’appellativo di questi vitigni: Monemvasia.
Letteralmente significa ‘’porto con una sola entrata’’ ed infatti questa piccola, tranquilla e mistica isola nella Laconia, lunga appena un chilometro, presenta un unico accesso ed è collegata alla terraferma da una lingua di terra di quattrocento metri. Sui suoi terreni, coccolati dalla brezza marina e da un clima mite,
vengono ancora oggi coltivati i vigneti da cui si produceva un vino dolce, prelibato e profumato che poi prendeva la strada del mare per raggiungere i diversi porti del Mediterraneo.
Il ruolo di Venezia nella diffusione della Malvasia
Nel 1204 i veneziani, visionari e abilissimi nel commercio, occupano l’isola di Monemvasia, nel corso della quarta Crociata. La Serenissima fiuta la grande occasione e inizia ad importare il prezioso vino in piccole botti, destinandolo ai ricchi banchetti degli aristocratici. Diventa subito una ricercata bevanda tra la gente di prestigio: è un vino costoso, di lusso e berlo è considerato chic! Sorgono persino dei luoghi ad hoc per berla, dei veri e propri bar dell’epoca denominati Malvasie.
A mettere un freno al commercio veneziano della Malvasia ci pensa l’Impero Ottomano che nel 1669 conquista l’isola di Candia (Creta), dove Venezia aveva concentrato l’allevamento della maggior parte dei vigneti ‘’dalle bacche d’oro’’.
La Serenissima deve allora cambiare strategia e per la prima volta si dedica non solo al commercio del vino ma anche alla coltivazione delle uve. Avviene quella che oggi chiameremmo delocalizzazione della produzione e al contempo si attua una strategia di marketing. Molti vitigni allevati nei territori controllati dai veneziani vengono battezzati con un nuovo nome, il nome di un vino prestigioso e di successo: Malvasia.
La variegata famiglia delle Malvasie
In tutto il mondo sono coltivati tantissimi tipi di Malvasia e in Italia quelle iscritte nel Registro nazionale delle varietà sono 19. A questo eterogeneo gruppo appartengono sia uve a bacca bianca che a bacca nera, aromatiche, semi aromatiche e neutre. In realtà le vere discendenti della Malvasia commercializzata anticamente dai veneziani sono poche e sono state individuate, come già accennato, dall’analisi del DNA.
I vitigni si prestano ad essere allevati in territori di mare, assolati e ventosi: lungo le coste joniche della Locride per la produzione del Greco di Bianco DOC, a Salina e Lipari, e in Sardegna per le DOC Malvasia di Cagliari e di Bosa. Lo stesso profilo molecolare si riscontra anche nella Malvasija Dubrovacka in Dalmazia, in quella delle isole Baleari e di Sitges, nella Catalogna meridionale. E la ritroviamo anche al di là delle colonne d’Ercole, a Madera e nelle isole Canarie, a testimonianza dei lunghi viaggi in mare che la Malvasia, vino dolce e robusto, riusciva a sopportare.
Caratteristiche organolettiche e abbinamenti
L’ uva Malvasia di cui abbiamo fin qui parlato è a bacca bianca e si caratterizza per il fatto di essere un’uva aromatica, profumatissima poiché ricca di terpeni come il linalolo e il genariolo, che riportano alla mente i sentori del Moscato. La concentrazione delle molecole odorose è elevata nella buccia e già in vigna è possibile avere un’anticipazione dei profumi che troveremo nel calice.
I prodotti della vinificazione della Malvasia sono soprattutto vini dolci passiti ottenuti alla maniera greca, per appassimento in pianta, su graticci al sole o in essiccatoi ad aria forzata. Vini da meditazione o abbinati a piccola pasticceria e a formaggi piccanti a pasta dura. Da non sottovalutare anche i vini secchi, profumatissimi, ottimi all’ora dell’aperitivo o con piatti a base di pesce o carni bianche.
Fonti bibliografiche:
‘’Sulle Rotte delle Malvasie’’ di Angelo Costacurta e Sergio Tazzer – Ed. Kellermann
‘’La stirpe del vino’’ di Attilio Scienze e Serena Imazio – Sperling e Kupfer
Maria Francesca Bagnato