Con il Magliocco dolce inizia il viaggio alla scoperta degli autoctoni calabresi
La Calabria si distingue tra le regioni italiane per la ricchezza in termini di vitigni autoctoni che negli ultimi decenni hanno avuto una grande valorizzazione, grazie all’impegno e alla lungimiranza di molti produttori.
Non a caso gli antichi greci avevano definito questa regione Enotria, ‘terra del vino’, proprio per sottolineare come la vite esprimesse al meglio il suo potenziale nel territorio calabrese e i suoi abitanti fossero degli abili coltivatori e produttori.
Il vino ha dato lustro alla Calabria nel Medioevo e fino al XVI secolo, quando nobili e clero non solo facevano giungere il vino calabrese presso le loro sedi, grazie ad un fitto commercio per mare e per terra, ma visitavano i territori della regione puntellati di grandi vigneti e bellissimi castelli.
Successivamente i vitigni autoctoni sono stati poco allevati o addirittura abbandonati favorendo la coltivazione di vitigni più facili da gestire e vinificare; è solo grazie ad un lavoro di riscoperta e di meticolosa ricerca che possiamo attualmente godere dell’eredità dei nostri antenati.
Come promesso cominciamo il nostro viaggio nella terra di Calabria partendo dalla zona più a nord, la provincia di Cosenza, dove l’autoctono di spicco è il Magliocco dolce.
Magliocco dolce, protagonista indiscusso delle Terre di Cosenza
Il nome di questo vitigno testimonia il suo legame con i tempi antichi: deriva infatti dal greco µαλλύχόσ, ‘’tenerissimo nodo’’. Molto probabilmente l’appellativo rimanda all’aspetto del grappolo che si presenta chiuso come un pugno o un nodo.
Il Magliocco dolce era diffuso e conosciuto in Calabria già dal Medioevo e da una prima testimonianza storica, risalente alla fine del Cinquecento in cui si parla di ‘’Magliocca’’, sappiamo che era presente soprattutto sul versante tirrenico della regione.
Inserito già nella Statistica Murattiana delle uve presenti in Calabria tra il 1811 e il 1814, la diffusione del Magliocco viene riconfermata anche nei documenti del Ministero dell’Agricoltura del 1896.
Alla fine dell’800 si arriva alla massima concentrazione della coltura del Magliocco dolce nelle provincie di Cosenza e Catanzaro, in contrapposizione al Gaglioppo, protagonista del versante jonico. La professoressa Marilena De Bonis ha osservato che la viticoltura del Magliocco dolce si snodava esattamente lungo la principale via di comunicazione
seicentesca che collegava Napoli all’estremità meridionale della Calabria, percorso che oggi corrisponde al tratto autostradale.
Ai giorni nostri il Magliocco dolce è molto diffuso in tutta la regione: frammisto ad altri autoctoni nelle province di Crotone e Catanzaro, mentre nel Cosentino diventa protagonista indiscusso e viene vinificato in purezza. Infatti è stato rivalutato e tutelato per la sua vigoria ed adattabilità. È presente ufficialmente nel Catalogo nazionale delle varietà di vite dal 2019.
Nella stessa area del Magliocco dolce si allevava e si alleva ancora oggi il Magliocco canino che è un vitigno ben distinto per morfologia, profilo genetico e organolettico nonostante la similarità del nome. Erroneamente in passato si utilizzava come uno dei tanti appellativi di questo vitigno.
L’esistenza di tante diverse denominazioni per il Magliocco testimonia da secoli un’ampia distribuzione geografica ma anche ad una spiccata variabilità intravarietale. Quest’ultima a tutt’oggi continuiamo ad osservarla e giustifica la distinzione in tipi diversi.
Citiamo alcuni dei tantissimi sinonimi del Magliocco dolce, ciascuno caratteristico di una determinata zona: è conosciuto come Arvino ad Aprigliano e a Rogliano Calabro, Guarnaccia Nera a Verbicaro, Lacrima o Lagrima ai piedi del Pollino, Guarnaccia Nera a San Marco Argentano, Merigallo a Terravecchia, Gaddrica a Longobardi. Al di là dei confini della provincia di Cosenza, inoltre, lo si può rintracciare con il nome di Marcigliana o di Greco Nero a Lamezia Terme e di Maglioccuni o Castiglione o ancora Petroniere nel Reggino.
Magliocco dolce: caratteristiche del vitigno e dell’uva
La pianta del Magliocco dolce presenta una foglia medio-grande dalla forma nettamente pentagonale, trilobata o pentalobata.
Il grappolo giunge a maturità tardivamente, verso la prima-seconda decade di ottobre e spesso la vendemmia si svolge verso fine ottobre e nei primi giorni di novembre. Ha una dimensione medio piccola a seconda degli ecotipi, di forma allungata, di forma conica o conica-composta e si caratterizza soprattutto per la compattezza. L’ acino di Magliocco dolce è di dimensioni medie, ellissoidale corto, con una buccia molto spessa, pruinosa e di colore blu-nero.
Il Magliocco dolce è una varietà molto rigogliosa e, se coltivata in terreni fertili, ha una vigoria da medio-elevata a elevata. È, inoltre, un vitigno piuttosto rustico, resistente alle avversità come gelate, siccità e salinità del suolo. Nonostante il grappolo si presenti compatto è molto resistente alla muffa e al marciume grazie alla sua buccia consistente.
Magliocco dolce: il vino
Vinificato in purezza, Il Magliocco dolce dà vita a vini di colore rosso rubino intenso, con buon corpo, più o meno pronunciato in base alla zona di produzione e alla natura del terreno; ha una buona alcolicità, armonico e morbido. Talvolta presenta, soprattutto se allevato in quota, una consistenza leggera che ricorda quella di un Pinot. Profumi intensi e avvolgenti di frutta rossa e matura con note speziati sono le note dominanti al naso che, con l’invecchiamento, si accentuano accanto a sentori di incenso.
Caratteristica comune a tutti i biotipi di Magliocco dolce è l’elevato tenore in polifenoli, soprattutto nella componente antocianica (elevate concentrazioni di malvidina) ma anche in quella tannica, che lo rendono idoneo all’invecchiamento.
Per questo motivo, in passato, il Magliocco dolce veniva vinificato non solo in purezza ma anche con altre varietà, per aumentarne il contenuto antocianico.
Nella prossima tappa del nostro percorso parleremo del territorio d’elezione in cui viene allevato questo autoctono di Calabria, le Terre di Cosenza, e di una delle cantine più rappresentative del territorio.