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Vini

Chianti DOCG

Chianti Docg

Prodotto e storia del Chianti

L’origine del nome Chianti non è poi cosi certa: secondo alcune versioni potrebbe derivare dal termine latino clangor (rumore), a ricordare il rumore delle battute di caccia effettuate nelle foreste di cui era ricca la zona; secondo altre versioni il nome deriverebbe dall’etrusco clante, nome di famiglie etrusche diffuso nella zona, o sempre dall’etrusco clante (acqua) di cui la zona era, ed è, ricca, favorendo la crescita delle uve.I primi documenti in cui con il nome Chianti si identifica una zona di produzione di vino (ed anche il vino prodotto) risalgono al XIII secolo, e si riferiscono alla Lega del Chianti costituita a Firenze per regolare i rapporti amministrativi con i terzieri di Radda, Gaiole e Castellina (attualmente compresi nella zona di produzione del Chianti Classico), produttori di un vino rosso a base di Sangiovese.

L’insegna della Lega del Chianti era un Gallo Nero in campo dorato, e questo simbolo è divenuto l’emblema del Consorzio del Chianti Classico; uno delle due associazioni di tutela del Chianti. L’altra è il Consorzio Vino Chianti.Il 24 settembre 1716 a Firenze il Granduca Cosimo III de’ Medici emanò il Bando Sopra la Dichiarazione dé Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d’Arno di Sopra, nel quale venivano specificati i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini citati (in pratica una vera e propria anticipazione del concetto di Denominazione di Origine Controllata), ed un Decreto con il quale istituiva una Congregazione di vigilanza sulla produzione, la spedizione, il controllo contro le frodi ed il commercio dei vini (una sorta di progenitore dei Consorzi).

Successivamente Ferdinando III di Toscana suddivise il Granducato di Toscana in comunità e province; la provincia del Chianti era costituita dalle comunità di Greve, Radda, Gaiole e Castellina.Fino a tutto il 1700 il vino della zona del Chianti veniva prodotto utilizzando solo le uve del vitigno sangiovese; dai primi anni dell’ ottocento si iniziò ad applicare la pratica di mescolare varietà diverse di uve per migliorare la qualità del vino prodotto (uvaggio).In quel periodo vennero sperimentate varie miscele, ma fu il Barone Bettino Ricasoli intorno al 1840 a divulgare la composizione da lui ritenuta più idonea per ottenere un vino rosso piacevole, frizzante e di pronta beva e che sarebbe poi diventata la base della composizione ufficiale del vino Chianti[1]: 70 % di Sangioveto (denominazione locale per il Sangiovese), 15 % di Canaiolo, 15 % di Malvasia; e l’applicazione della pratica del governo all’uso Toscano; tale formula, alla quale successivamente venne aggiunto anche un vitigno a bacca bianca, il Trebbiano, viene utilizzata ancora oggi, seppur in via minoritaria. La maggior parte dei produttori utilizza oggi o solo sangiovese o sangiovese con l’aggiunta di piccole quantità di merlot e/o di cabernet sauvignon.

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chianti consorzio
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La Denominazione di Origine Controllata (DOC) Chianti venne autorizzata con D.P.R. 9 agosto 1967.

Vitigni per il Chianti DOCG

– Sangiovese: minimo 75%;
– Canaiolo nero: fino al 10%;
– Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti singolarmente o congiuntamente: fino al 10%.

Possono inoltre concorrere alla produzione le uve a bacca rossa provenienti dai vitigni idonei alla coltivazione nelle unità amministrative della zona di produzione delle uve e presenti nei vigneti nella misura massima del 15% del totale delle viti per il vino “Chianti” e del 20% per i vini “Chianti” con riferimento alle sottozone e alla specificazione aggiuntiva “Superiore” purché non venga superato il limite del 10% per ogni singolo vitigno e non modifichino le caratteristiche specifiche del “Chianti”, anche con riferimento a sottozone e specificazioni aggiuntive.
I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura debbono essere tali da non modificare le caratteristiche peculiari dell’uva e del vino. In particolare è vietata ogni forma di allevamento su tetto orizzontale tipo tendone. È vietata qualsiasi pratica di forzatura.

Specifiche per il Chianti DOCG

Resa massima per ha: 80 qli.
Resa massima di uva in vino: 70%.
Gradazione alcolica minima: 11,5%.
Acidita’ totale: 4,5 per mille.
Estratto secco netto minimo: 23 per mille.
Il vino “Chianti Classico” destinato a “Riserva” può essere immesso al consumo solo dopo essere stato sottoposto ad almeno 24 mesi di invecchiamento di cui almeno 3 di affinamento in bottiglia e deve presentare un titolo alcolometrico volumico complessivo minimo di almeno 12,5 per cento.
Il periodo di invecchiamento viene calcolato a decorrere dal 1 gennaio dell’anno successivo alla vendemmia.

Caratteristiche organolettiche del Chianti Docg

Colore: rosso rubino intenso tendente al granato per l’invecchiamento
Odore: intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento
Sapore:armonico, asciutto, sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato. Il prodotto dell’annata che ha subito il governo presenta vivezza e rotondità

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Qualificazione e denominazioni del Chianti Docg

Classico (con disciplinare autonomo sin dal 1996)

  • Colli Aretini
  • Colli Fiorentini
  • Colli Senesi
  • Colline Pisane
  • Montalbano
  • Montespertoli
  • Rufina

 

Disciplinari Chianti comparati nei loro dati principali (Fonte: Unione Italiana Vini)
normale Classico Colli Aretini Colli Fiorentini Colli Senesi Colline Pisane Montalbano Montespertoli Rùfina Superiore
Max. prod. uva (t/Ha) 9,0 7,5 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 7,5
Max. prod. uva (Kg/ceppo) 4,0 3,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 2,2
Numero minimo ceppi/Ha 3’300 3’350 3’300 3’300 3’300 3’300 3’300 3’300 3’300 4’000
Età minima del vigneto (anni) 3 4 4 4 4 4 4 4 4 4
Estratto secco minimo (g/l) 19 23 21 21 21 21 21 21 21 22
Titolo alcolometrico minimo (%) 11,5 12,0 11,5 12,0 11,5 11,5 11,5 12,0 12,0 12,0
Invecchiamento minimo vino (mesi) 3 10 3 9 3 3 3 6 9 9

 

  Abbinamenti per il Chianti Docg

Tanti sono i tipi di Chianti e, di conseguenza, vasto è il repertorio di cibi per l’abbinamento.
I Chianti dotati di corpo sottile, fruttati, di contenuta alcolicità, sono da gustare giovani, serviti a 16°C di temperatura. Appartengono a questa tipologia i Chianti Colli Aretini, Colline Pisane e Montalbano. Il Chianti Colli Aretini è piacevolmente brioso, ed è un gradevole vino da tutto pasto; accompagna bene zuppe saporite, pesce in umido, carni alla brace, reale di manzo bollito. Il Chianti Colline Pisane è tradizionalmente leggero, dal sapore immediato da servire con zuppe, pesce in umido, carni arrosto. Il Chianti Montalbano può essere giovane e leggero, o moderatamente invecchiato. Quest’ultimo, servito alla temperatura di 16-18°C, accompagna bene pollo in umido e carni alla griglia.

Il Chianti giovane e mediamente corposo si presta ad accompagnare carni bianche saporite sottoposta a cottura prolungata in intingolo; ma, ancor meglio, si accosta a carni rosse cucinate alla griglia.
I vini dotati di buona struttura e di apprezzabile alcolicità sono da preferire invecchiati, serviti a 18°C anche se spesso uno o due gradi di temperatura in meno li rendono più bevibili. I Chianti con queste caratteristiche sono: Colli Fiorentini, Colli Senesi, Rufina.

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Il Chianti Colli Fiorentini si presenta equilibrato già in età giovanile: accompagna carni arrostite, petto di fagiano in salsa al vino rosso, bistecche di capriolo ai funghi.
Nei Colli Senesi nascono Chianti pregiati. Vi sono bottiglie ottime da giovani, ma la zona è conosciuta soprattutto per i vini più maturi, che si servono con manzo in casseruola e arrosti importanti. Il Chianti Rufina è particolarmente pregiato ed è da degustare a fine pasto come vino da “meditazione”.  A tavola si serve con brasati di manzo, lepre in salmì ed in genere con i piatti di carne più ricchi e saporiti.

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